Lui & Lei
Salve Terra, qui Koona - 20a parte
di sexitraumer
16.07.2017 |
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"”
“Sta bene Ian, attendo, precetenza uscita, ja..."
Giunte in prossimità della porta trovammo una bella ragazza: l’astronauta-geologa Tenente Bettie Lorraine, una discreta biondina; gli onori di casa li fece l’ufficiale in terza Terry, mia madre amministrativa:“Dottoressa Lorraine, questa è la sua nuova compagna di stanza: la ex naufraga Koona Karydu.”
“Koona, questa è la dottoressa Lorraine.”
Le strinsi la mano, e subito questa donna col doppio dei miei anni mi disse:
“Puoi chiamarmi Bettie signorina, ho 32 anni se vuoi saperlo, e se sei d’accordo io ti chiamerò Koona…d’accordo ?!”
“Cosa fai qui Bettie ?! Io mi sento come se fossi di troppo qui…hanno detto che dovrei farmi dare da te qualcosa da fare in questi due anni di viaggio…”
Bettie non mi fece terminare la frase; mi disse subito:
“Mi farai da assistente di laboratorio; anzi ! Sai che ti dico ?”
“No…che …”
“Vieni con me in zona cargo: ti va ?”
“Zona cargo ?”
“La zona dove stiviamo il carico. Vieni che ti dico cosa faremo…allora, ti va ?”
Mi ero guardata intorno; la Terry era andata già via…
“Io…boh, sì.”
“Allora chiamo Ian…”
“Ian ?”
“Il sorvegliante del carico.”
Bettie compose un paio di numeri, e poi parlò velocemente con il custode:
“Ian tra quindici minuti siamo in zona cargo: sono io ed una passeggera che mi darà una mano…un paio di carotaggi, poi ti lasceremo andare a cena,…”
La zona cargo, ossia il deposito della nave dove veniva stivato il materiale minerario era cento metri più avanti dalla zona di comando. Era un ambiente zero-g; ed il carico veniva tenuto in sospensione assicurato da dei cavi di materiale esotico, più o meno resistente. Avremmo lasciato la zona a gravità rotazionale dopo un cammino in corridoio. Bettie, la mia nuova amica, quando arrivammo all’ingresso del primo corridoio a zero gravità compose dei numeri sulla parete, e aprì un uscio elettricamente, e uno spazio abbastanza buio si parò davanti a noi; non avrei saputo valutarne la profondità; Bettie mi disse con naturalezza:
“Allora Koona ! Fai un piccolo tuffo ! Stai tranquilla, galleggerai a mezz’aria; oltre l’ingresso la zona resta senza gravità…”
“Devo tuffarmi ?”
“Sì, tranquilla. Non cascherai…”
“Allora…vado.”
“Tranquilla…ecco !”
Bettie mi diede una spintarella, e all’improvviso mi ritrovai senza peso a volteggiare, e vidi per la seconda volta l’ingresso-egresso luminoso che rotava abbastanza velocemente…Bettie mi seguì subito dopo; si accesero delle luci fioche che mi fecero appena rendere conto che lo spazio disponibile era appena di una trentina di metri cubi… a occhio naturalmente ! Bettie disse:
“Vedi quei corri-mani lì a sinistra ?”
“Sì.”
“Ci dobbiamo aggrappare a quel tubo e spostarci; non dovrebbe essere difficile Koona. Andiamo ?!”
“Andiamo.”
Aggrappate a quel tubo ci stavamo trascinando fino alla zona cargo vera e propria. Ci muovevamo tramite le mani separate solo di tre metri tra noi due. In pochi colpi arrivammo. Bettie, che pur essendo dietro a me per trascinare anche un cavo con lo zaino, mi aveva preceduta, e mi prese la mano destra mentre fluttuavo in attesa di entrare. L’assenza di peso aveva permesso a Bettie di portarsi dietro un pesante zaino che adesso con minimo sforzo tirava verso di sé. Legò lo zaino ad una stazione predisposta, poi mi aiutò a indossare uno zainetto identico con organi propulsivi a mini-getto d’aria.
“Che devo fare adesso ?”
“Vrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr…”
“Tieni ! Metti questo zaino sulla spalla. La ventolina l’ho già accesa io. Non preoccuparti per il rumore: è solo lo stand by…”
Mi preparai al peso, che ovviamente però non potevo sentire. Come mi strinse la cinghia istintivamente mi eressi dritta, e creai per disattenzione un momento a capriolare all’indietro, ma Bettie mi fermò in tempo.
“Ferma ! …ecco ! Ora dovrebbe andar bene !”
“Ok, lo sento.”
Bettie mi aiutò ad indossare lo zainetto che conteneva una ventolina intubata. Lungo le asole c’era una levetta robusta che si muoveva in qualsiasi direzione, secondo come la si orientava, ma a riposo restava moscia. Chiesi incerta sul modello…
“Questa levetta libera vicino al petto, sotto, è il timone ?”
Bettie mi precisò:
“No. Quello è una specie di bottone, anzi levetta del panico ! Se perdi il controllo dei getti, e non sai né orientarti, né stabilizzarti, tiri quella levetta verso l’esterno e ti mette in livellato orizzontale, da qualunque posizione la azioni. Se il computerino non sente i tuoi parametri vitali, tipo cuore o respiro lo zainetto ti riporta automaticamente all’ingresso-egresso dando l’allarme a chi deve venire a recuperarti. Una bella trovata, non trovi ?!”
“Uhmm, ne inventano !”
“L’hanno inventata cinque secoli fa. Con un cacciabombardiere contestato chiamato F-35; poteva tornare alla base da solo col pilota morto o privo di conoscenza…”
“Cinque…secoli…”
“Mah ! Senti impugna le levette dei manici ! Sei destra ? Vediamo come fai…”
“Sì.”
“Bene. A destra la direzione avanti indietro sopra sotto e diagonali; a sinistra la potenza che però è a scatti fissi…posizione sopra a diagonale destra vuol dire fermo livellato. Vediamo se hai capito…direzionati verso la mia destra avanti adagio.”
Mossi i comandi come mi aveva detto, e mi venne naturale. Dopo una serie di rapide spiegazioni avevo capito come funzionava. Serviva per muoversi in ambiente zero-g dove normalmente si fluttuava. In zona gravità saremmo state abbastanza goffe e gobbe con quello zaino indossato; tuttavia in zona cargo potevamo sembrare dei personaggi con dei super poteri…avevamo le mani su due manigliette che ci permettevamo di muoverci attraverso i tre assi in maniera proporzionale. A destra il direzionamento; a sinistra la forza propulsiva con tre posizioni fermo sospeso, avanti, indietro. Una sensazione stupenda, anche se a tratti mi sembrava di perdere l’equilibrio, dato che il mio sistema vestibolare non si stava ancora abituando. Sorvolavo un grigio patatone polveroso come un insetto su una pianta; solo con una curiosità, diciamo, minore. Purtroppo una controindicazione degli organi propulsivi era che smuovevano aria, e l’aria smuoveva la polvere durante il frenaggio; avrei dovuto indossare gli occhiali protettivi e qualche mascherina, dato che aprendo bocca mi capitava d’irritarmi la gola ingoiando polvere asteroidale dentro la quale potevano esserci anche metalli letali. Provai ad andare un paio di metri indietro, e così sollevai meno polvere. Una sensazione magnifica dominare anche il volo…Bettie mi raggiunse e mi disse:
“Seguimi ! Facciamo un giretto intorno, così ti rendi conto di come trasportiamo il carico alla base del nostro stipendio…fai quello che faccio io…”
Stetti dietro a Bettie, che mi mostrò le catene, e le morse, la panca di ancoraggio che trattenevano il patatone sospeso più o meno al centro, ma su una base metallica robusta e spessa. Bastarono due minuti per fare un giro completo in quello spazio così profondo anche se chiuso, a nostra disposizione. Il patatone dalla vaga forma di tubero era grigio, pieno zeppo di striature e aree di una passata abrasione. Roccioso e sabbioso a tratti, non aveva però zone rocciose particolarmente taglienti: anzi ! Ci si sarebbe potuti sedere sopra…ogni tanto durante la nostra minirivoluzione intorno al patatone una luce proveniente da una gabbia non facile a notarsi ci seguiva senza investirci. Illuminava qualunque porzione stessimo sorvolando. Bettie mi spiegò :
“Ian quando ci muoviamo ci segue con una luce direzionale di lato a noi; adesso abbiamo finito il giro di familiarizzazione e ci sta illuminando la parte sopra dove dovremo lavorare oggi…”
“Mi dici una cosa ?”
“Sicuro. Dimmi.”
“Quanto tempo ci mettete a caricare questo coso ? Dov’era ?”
“L’abbiamo trovato per strada, verso il tragitto Urano-Saturno…un anno prima di venire da te; non è molto massivo, appena 680 tonnellate-massa; su Marte 3, presso la stazione orbitante, se ne prenderanno un pezzetto, intorno a 25 tonnellate-massa per studiare la sua geologia; molti sperano che questa roccia non appartenga al sistema solare interno, visto dove l’abbiamo preso. L’hanno già pagato in anticipo alla compagnia, che detto in confidenza, adesso ha i denari per pagare l’equipaggio…molte università e compagnie di studio private sulla Terra si contenderanno il rimanente con un’asta pubblica dalla quale la compagnia spera di rifarsi delle spese di riarmo della nave per il viaggio successivo.”
“Hai detto appena 680 tonnellate-massa…è piccolo ?”
“Beh di solito le astrocargo li catturano dieci volte più grossi dove sono più numerosi, nel sistema solare interno…noi, con questa astrocargo più piccola, andiamo a cercarli in quello esterno, dove sono più rari, e non essendo detto nemmeno che provengano dalla nube di Oort, possono valere molto di più se non hanno le stesse caratteristiche degli asteroidi più interni, quelli di Marte-Giove per intenderci.”
Quando ci fermammo alla base a metà stavamo guardando verso la parte “superiore” della roccia in carico.
Bettie mi disse:
“Allora Koona, raggiungi la sommità del patatone – il nome del tubero terrestre glielo aveva messo l’equipaggio - e non appena arrivi pianta avvitando questa carota nel suo terreno. Ah Dimenticavo !....”
“Sì ?...”
“Metti la maschera protettiva…”
Indossai anche quella …
“Ecco, così ! Falla aderire al naso…”
“…checché ..?”
La voce mi usciva nasale alterata, ma Bettie mi capiva lo stesso…
“Queste rocce vaganti hanno bolle di gas interne, in genere metano, che sotto il quindici per cento non è pericoloso, ma qui l’ossigeno c’è ed in abbondanza; ah senti: stai attenta, che la batteria delle ventoline ha un’autonomia di tre ore in stand by; ma se la usi per divertirti con movimenti inutili arriva ad un’ora circa in continuo…”
“Fatto ! Va bene, niente attivazioni inutili…”
“Ok sei pronta, vai.”
La ministick dirigendo il microgetto mi portava ovunque volessi in quel volume estremamente ampio. Dovevo solo raggiungere una delle sommità del patatone sospeso, e assicurato con dei cavi metallici. Raggiunta “la vetta” sbandierai con la bandierina che mi aveva dato Bettie. Attesi i suoi ordini:
“Adesso avvita da destra verso sinistra quella carota che hai sul fianco sinistro. L’unica parte che deve sporgere è quella arancione…capito ?!”
“Sì. Adesso la avvito.”
Inspiegabilmente quella roccia in superficie era piuttosto polverosa, ed essendo in assenza di gravità, dopo il mio colpo per piantarla si sollevò parecchia di quella polvere, fino a oscurare la mia maschera trasparente verdastra. Non era molto dura né da piantare, né da girare per avvitamento. Tuttavia quel patatone era piuttosto sporco…come mi mancava Titano Uno ! Il mio piccolo regno dove i droidi pulivano tutto…
“Fsssssssssssssssssss …“
Venni investita da una corrente di gas, che per poco non mi aveva preso in pieno la testa; rimase di striscio con la mia tempia, e non venni balzata all’indietro di molto. Avevo fatto in tempo a scostarmi; Bettie non ricordo se l’aspettasse, e mi disse quasi divertita:
“Hai appena fatto conoscenza con una bella bolla superficiale di metano ! Brava ! Hai capito subito che dovevi continuare a tenerti…è arrivata fino in fondo la carota ?!”
“uhnffff…ancora un po’…ecco !”
“Bene ! Adesso fai forza a tirare ! Dai un piccolo strattone, siamo senza peso, ricordalo !”
Diedi lo strattone, e la carota venne via con tutto l’interno che aveva catturato. Lasciai la posizione, e la portai a Bettie rinavigando con disinvoltura grazie alla ministick, tuttavia Bettie mi rimproverò garbatamente:
“La prossima volta, prima di lasciare la posizione devi dirmelo. Devo autorizzarti io, salvo il caso di pericolo imminente…”
“Scusa, non lo sapevo…senti cosa sono quei paletti sottili con dei cavi che ho visto piantati qua e là ?”
“Sono sonde-sparo.”
“E a che servono ?”
“Attraverso di esse spariamo degli ultrasuoni che, viaggiando dentro il corpo del patatone, e riverberando al suo interno, ci informano di cosa ha dentro ! Gli facciamo un’ecografia ! Sai cos’è un’ecografia vero ?! A proposito ! Prendi questo !”
“Sì il dottor Vallefuentes me ne ha fatte ben quattro ! Cos’è sto’ coso ?!”
“Il riverberatore. Fammi un piacere. Vai dove stava la carota che hai tolto ! Poi ti sposti di tre metri verso destra, più o meno al centro del montarozzo ! Lo hai visto no ?!”
“Sì, quella specie di zinna ?!”
“Sì proprio quella. Dunque sulla sommità della zinna avvita questo disco con il cono ! Cono tutto dentro finché il piatto non aderisce… poi avviti pure i quattro bulloni di fissaggio; tanto sono già in posizione, devi solo usare il giravite elettrico, lo sai usare ?”
“Sì…qualche piccola manutenzione la facevo su Titano uno…!”
“Allora vai, lo fissi e torni qui ! Io intanto verifico i cavi conduttori…anzi ! Adesso chiamo Ian…”
Bettie riprese a comunicare con Ian.
“Porteremo il cavo col roller fino alla tua postazione Ian,…sì porto con me la mia assistente, così vi presento…”
Intanto ero già sulla superficie del montarozzo semi tondo; presi ad avvitarlo sopra la superficie del terreno, dove mi sembrava più piatto, con cautela per timore di incontrare un’altra bolla di gas, e poi lo fissai con i quattro bulloni come mi aveva detto Bettie, che mi aveva fornito il cacciavite wireless. Dopo aver finito diedi uno sguardo, e vidi che l’ufficio di lavoro di Ian era ad una ventina di metri da me, più o meno in linea di vista. Chiesi:
“Raggiungo l’ufficio? Lo vedo davanti a me…”
“No. Scendi qui che andiamo insieme.”
Una volta discesa al di sotto del patatone, restituii il cacciavite wireless a Bettie, che lo ripose in un contenitore ancorato al pavimento, lasciandolo fluttuare dopo averlo chiuso.
Poi rivolgendosi a me disse:
“Andiamo lassù. Ian ci sta aspettando.”
Bettie mi prese per i fianchi, e dopo un rapido tocco alla stick mi stava letteralmente vettorando verso la postazione più o meno cubica parecchi metri al di sopra del patatone. A me aveva dato l’incarico, mentre mi reggeva, di rilasciare il cavo gradualmente senza tenderlo in modo da non farlo staccare dai bastoncini metallici. Imparavo rapidamente, anche se su Titano Uno venivo servita di tutto punto; lo capii solo col tempo: la mia intelligenza si era sviluppata intuendo quando avevo una certa probabilità di riuscire ad ingannare il computerone “so tutto io, ordina padrona” che si prendeva cura di me cercando di imparare, ma non riusciva mai a cogliere un’ironia, né ad offendersi quando lo insultavo di proposito…quando arrivammo ci tenemmo ad una maniglia esterna piuttosto lunga…
“Resta aggrappata alla maniglia Koona ! Adesso mi faccio aprire da Ian…”
Bettie infilò una card, ed una normale porta accanto a noi si aprì verso l’interno senza troppo rumore, appena un ronzio …
Bettie entrò per poi voltarsi verso l’esterno, ed afferrare me che fluttuavo poco sotto. Afferrata venni con poco sforzo sollevata, ed invitata ad avanzare all’interno un buon paio di metri. Ormai eravamo dentro. Ci voltammo. Ian ci aspettava fluttuando orizzontalmente; era un uomo di una quarantina d’anni o forse un po’ meno. Indossava la tuta integrale con fusciacca; sembrava che lì dentro facesse freddo. I suoi capelli erano biondi e lunghi; il viso pulito ed un bel paio di occhi azzurrini. Tutto sommato un bell’esemplare di essere umano. Su Titano Uno ci sarei andata a letto di corsa. Era fortunata Bettie ! Naturalmente fece le presentazioni…
“Allora Ian, questa è Koona ! La naufraga che ci ha fatto deviare fino a Titano…hai visto che bel tipino la signorina !”
“Koona, questo è Ian, il mio fidanzato ! Una volta arrivati sulla Terra ci sposeremo.”
Ian mi disse:
“Salve Koona. Piacere di conoscerti. Non vorrei sembrarti scortese, ma quanto intendi fermarti qui da noi ?”
“…io…”
“Scherzavo ! Il mio turno finisce tra mezz’ora, poi arriva la mia collega …”
Bettie ironicamente interloquì…
“Chi ? La mega fuhrer ultra troiona tedesca ?”
“Bettie ! Ma quanti anni ha la tua ospite ?!”
Bettie ignorò la domanda ovvia di Ian, e proseguì:
“Sai Koona, è una sua amica ! Un bel barile di carne ancora soda di mezza età, col seno che gli sta su solo con la gravità zero, di nome Angela, eine krante skopona deutsche … pensa Koona ! Il mio Ian, prima di stare con me per drizzarselo, il suo coso…”
“…il cazzo… Bettie ?!”
“Sì, intendevo proprio quello, ma tu vedo che…”
“…su Titano uno guardavo degli olo muvj di sesso esplicito connettendomi alla rete Cosmoz, ma quando il computer faceva il rapid scan delle mie attività m’interrompeva la visione…”
Ian curioso intervenne:
“Ma quanti anni avevi Koona quando guardavi queste cose ?”
Ed io con naturalezza:
“Tredici-quattordici…era parecchio prima che arrivaste voi…insomma questa donna si faceva pagare per giacere…”
Bettie si riprese la parola, tutta intenzionata a parlarmi delle caratteristiche di questa Angela…
“Sì, insomma il mio Ian pagava questa tizia, per farsi coman…anzi KOMANTARE, maltrattare und frustare… molto brava ad indossare la lingerie di latex, stivaletti neri lucidi e un bel frustino, di quelli che il segno sul corpo te lo lasciano ! La volta che li trovai assieme lei, la puttanona teutonica, aveva in testa un autentico copricapo delle SS, e al collo una vera Eisenes Kreuz…roba di almeno quattro secoli…pensa un po’ !... ”
“…aisenes Kroiz ?”
“Ja, meine kleine Freundin, una vera Croce di Ferro, con la svastica al centro…”
Prima ancora che potessi chiedere di questa per me sconosciuta svastica, Ian s’intromise prontamente:
“Ma non dovevate fare delle prospezioni ?! Il mio turno finisce tra mezz’ora…e toglietevi gli zaini che qui dentro non servono, o almeno spegnete lo stand-by !”
Bettie prima si tolse il suo zaino-prop poi aiutò me a staccarmi il mio; spentili entrambi, riprese la conversazione, fregandosene dell’imbarazzo di Ian.
“Già poi arriva la troia ! Qui siamo tutti militarizzati in un certo senso, e siccome la krante puttanona ha un grado superiore al suo, lo komanta a bacchetta ja…lei tare ortini… e lui …marsch !...lui tutto pronto ad eseguire ! … tu …non hai idea di quanto gusto prova ad eseguirli…! Secondo me ne è ancora innamorato. Anzi…Ian !”
“Che c’è ?”
“Vediamo la schiena Ian !”
“Cosa ?”
“Togliti la fusciacca ed alzati la maglietta ! Voglio vedere la tua schiena Ian…avanti dai ! Forza !”
Ian forse per pudore si voltò ed eseguì: si tolse la fusciacca, ed alzò la maglietta bianca scoprendo la propria schiena. Sulla scapola destra, e vicino al rene sinistro, o poco sopra, aveva due cicatrici ben evidenti lunghe un paio di dita. Bettie mi disse:
“Le hai viste queste due ?”
“Sì.”
“Gliele ha fatte lei col frustino ! Quella troia era entrata un po’ troppo nella parte, e gli fece schizzare sangue dalla schiena, bastarda ! Poi lui ovviamente rabbioso l’ha cavalcata come una valkyria, solo che più che un cavallo sembrava una cagna in calore…”
Ian protestava, ed io a quel punto da brava neo-malignetta mi chiedevo tra me e me chi fosse la vera possessiva…
“Bettie …”
“Rivestiti tesoro mio ! Ho finito, adesso facciamo le prospezioni, e ce ne andiamo tutti e tre…va bene !”
Bettie dopo aver lasciato fluttuare alle sue spalle dei cavi con degli spinotti, aveva abbracciato il suo Ian baciandoselo e coccolandoselo a lungo, forse un buon minuto. Ero piuttosto in imbarazzo e suggerii interrompendoli :
“Bettie ! E se andassi ad esaminare di persona i sensori ?! Magari non li hai fissati bene, mentre parlavi con me…”
Bettie capì che mi aveva imbarazzato, e subito si riprese:
“No. Non puoi ! Dimenticatelo, chiaro ! Durante lo scan ad ultrasuoni non si può stare sulla roccia esaminanda. Motivi di sicurezza ! I cavi li ho fissati bene Koona, e ho collegato anche i detonatori che ora si trovano in sicura. A te ho fatto mettere il riverberatore per non farti vedere come si collegano i detonatori ed i cavi relativi…”
“Sicura ?!”
“Sicura, Koona, sicura. Altrimenti non ti avrei fatto filare il roller…anzi prendiamolo…dove sarà finito ?! Qui c’è un bel disordine…cazzo ! Eccolo !”
Bettie avendo terminato le moine con Ian tornò professionale e disse, stavolta con un tono freddo:
“Ian le luci di stop !”
Poi guardando gli strumenti da polso si lasciò sfuggire forse una bestemmia sussurrata. Io stavo ferma tra loro due ad un metro ciascuno…
Dopo sei secondi, il tempo di raggiungere il pannello, Ian rispose:
“Tutto a posto ! Porte bloccate. Nessuno può entrare da questo momento.”
Finalmente quello che aspettavo:
“Koona, dammi il terminale del cavo.”
Bettie che aveva già preso un valigione di strumentazione dal cubicolo dove stava Ian pochi minuti prima, collegò il terminale del cavo. Con un sistema di videocamere mobili si assicurò che i candelotti metallici d’innesco fossero correttamente piazzati sul patatone, visto che ce li aveva piazzati lei, poi calma disse:
“Koona, sentirai tremolare un po’ tutto per una decina di secondi. Niente paura, è normale. Guai se non succedesse…”
“Ian ! Depressurizza !”
Ian confermò dopo mezzo minuto ed un po’ di armeggi nella sua consolle fluttuante wireless…
“Ossigeno sotto il tre per cento !”
L’ossigeno, mi spiegarono non veniva buttato, solo aspirato da una parte per esservi poi reintrodotto. Bettie mi disse:
“Ora nel caso qualche bolla di metano esplodesse in aria non c’è abbastanza ossigeno. Ian ?...”
“Corrente erogata, ed in tensione.”
Solo Ian poteva fornire l’elettricità per far funzionare gli inneschi… questo per prevenire comportamenti potenzialmente pericolosi dagli addetti alla prospezione. Bettie firmò elettronicamente un modulo digitale apparsole sul micro schermo della polsiera, con un pin personale; da quel momento la responsabilità penale e amministrativa della prospezione si spostava da Ian a lei. Io all’epoca, non sapendo cosa dire, aggiunsi:
“Sono pronta. Vai”
Bettie rimosse un sigillo autoadesivo, poi estratto interruttore a farfalla rosso dalla cover del roller del cavo che mi aveva affidato durante la scalata da Ian, si mise a scandire il tempo a voce.
“Bene ! 3…2…1…contatto !”
Fece fare alla farfallina un giro intero, poi un attimo di vuoto…e invece:
“Pach ! Pach ! Pach !”
Sentii tre piccoli colpi sordi consecutivi a breve distanza; tutto tremò per una decina di secondi…poi chiesi:
“Ma quei colpi ?!”
“Erano tre micro cariche esplosive di plastico depotenziato. Cinque grammi-massa ognuno. Erano sulla punta dei bastoncini che ho collegato io…”
“Vuoi dire che …insomma…quella carota che ho avvitato io…”
“No. Tu gli esplosivi non puoi maneggiarli. Non hai né il porto, né l’addestramento militare necessario. Quello avvitato da te era solo il riverberatore. Come sente un ultrasuono di quelli causati dalle micro cariche amplifica in ampiezza le onde dell’ultrasuono, causando tutta una serie di rimbalzi ulteriori che, percorrendo all’interno il patatone, vengono rifratti in maniera caratteristica dai materiali che incontra. Fra dieci secondi il computer ci dirà più o meno cosa c’è là dentro…”
Ian disse:
“20 minuti al cambio turno.”
“Ian ! Wir sind bereite! Nun bringen wir alles in ordnung, so du kannst deine Oberwacherin in eine sauber Raum aufnehmen.”
Dissi smarrita:
“Non ho capito nulla…”
Ian rispose:
“La mia compagna ha detto che siete pronte. Ora metterete in ordine affinché io possa ricevere la mia collega in un ambiente pulito. Poi verrò con voi…”
“Come no !?...certo…fanculo !”
“Che hai Bettie ?!”
Bettie lo ignorò; era evidente che era incazzata…
“Quattro sacche di metano ! Uhm, ce ne sarà per circa sedici metri cubi. Bisognerà drenarne un paio, sono troppo vicine alla superficie, e per fortuna non sono profonde. Guarda Koona, se vuoi imparare qualcosa…le sacche più interne resteranno invece dove sono, dato che togliendo il gas toglieremmo anche la pressione che regge lo strato superiore del patatone, che altrimenti collasserebbe sfaldandosi…”
Bettie mi fece una panoramica del suo lavoro, e di quello che avremmo dovuto fare nelle prossime ore, o nei prossimi giorni. Nel frattempo Ian continuò:
“Otto minuti al cambio turno.”
“Sai Koona, il mio Ian non vede l’ora di dire al maggiore, Sau Angela Porkel, che tutto è andato bene.”
“Non darle retta Koona. Si chiama Angela Pohel, ma vuole che le si usi il titolo civile Frau; non Sau come ha detto Bettie…in realtà non è così militare nonostante la divisa.”
Chiesi:
“Perché non si deve usare Sau ?”
Bettie piacevolmente ridendo mi specificò:
“Sau vuol dire porca; la femmina del maiale, e purtroppo Sau Porkel quando vede il mio Ian gli si attivano gli ormoni in corpo…vuole fare il turno assieme a lui nel gabbio, sperando che con la mancanza di gravità il mio Ian le allunghi le mani nel corpo…a letto, lì da noi in zona peso, le piace dominare, ma ancora di più adora respirare quando viene molestata in zero g come qui…”
“Ma che cazzo dici Bettie ! Andiamo via tutti e tre non appena arriva…tra un quarto d’ora ! Poi governa lei…”
Bettie riprese col tedesco; non ne capivo un’acca, ma nonostante questo, percepivo in pieno il tono ironico della mia nuova amica.
“Aber wie ? Weisste du nicht mein Liebe? Wirklich ? Schau mal ! Hier, mein Liebe !…”
Ian finì in imbarazzo quando lesse dalla polsiera di Bettie la variazione dell’ordine di servizio comunicatole pochi secondi prima della prospezione…lei continuando ad usare il tedesco in senso volutamente ironico ovviamente continuava:
“Tut mir leid, Ja, mein einig Liebe: du musst ein ander Tagschict machen; ja genau mein Liebe, zwei stunden noch mit deine Sexyfuhrerin…ist dein Schwanz bereit fur den…oh, oh, oh… romanisch Gruss ?!”
“…”
“ …tranquilla Koona, stavolta te lo tradurrò io; qui lo spazio è poco e non è giusto escluderti: il mio ganzo, non so se lo sapeva, ma deve fare un turno aggiuntivo di due ore ancora con la sua capa sexy, e il suo coso tra le gambe sarà già pronto per il saluto romano ?”
“Saluto romano ?”
Bettie cercò, benché in zero-g, di assumere una posizione eretta come un militare, quale poi ho saputo anche essere, per poi illustrare il gesto che doveva mimare l’erezione del cazzo del biondo Ian…
“A braccio teso ! Guarda !”
Mi fece vedere il saluto a braccio teso, e naturalmente io chiesi:
“Ma questi tedeschi si salutano così ?”
“Ma no Koona ! Lo hanno abolito per legge, nel senso che si rischiava il carcere a farlo in pubblico, già circa cinquecento anni fa…intendevo dirti che quella tedesca il cazzo glielo drizza quando gli parla in capese…”
“Non dire scemenze Bettie ! Lo sai che amo solo te !”
“Ma Bettie, perché il drenaggio delle due sacche superficiali non lo facciamo adesso ? Così dovremo comunque restare nelle vicinanze, se non vuoi lasciarli soli…”
“Mi piacerebbe ma non possiamo ! Io stessa ho fissato questo lavoro per domani nel turno di notte. Una variazione può autorizzarla solo il Loadmaster, lo stesso che ha prolungato il turno di Ian con la collega…porco universo !”
“E perché non lo chiami ?”
“No, andiamo via Koona !...tranquillo amore mio stavo scherzando; lo so che mi ami…su altre due ore, e poi andiamo a cena insieme…ti aspetterò…”
Bettie si coccolò Ian fino a costringermi a voltarmi, altrimenti a furia di guardarli, con la voglia di uomo che mi ritrovavo mi sarei toccata lì, in quel cubaccio…dopo un buon minuto sentimmo tutti un suono elettrico:
“Draaaennnng, draaaennng !”
“Ecco la campana ! Tu Koona, guarda e rispondi solo se direttamente interrogata.”
Ian disse:
“Identificazione !”
Una voce da un diffusore disse atona:
“Frau Angela Pohel, maggiore, turno pomeridiano, chiedo il permesso di entrare in hangar. Segue PIN.”
Probabilmente questa Angela aveva digitato il proprio PIN all’ingresso-egresso, ma la porta era ancora chiusa. Naturalmente Ian comunicò con la signora Pohel.
“Qui supervisore Ian Becker, permesso negato, deve attendere l’uscita di due persone.”
“Sta bene Ian, attendo, precetenza uscita, ja. Kompreso.”
Io e Bettie, reindossati gli zaini direzionali lasciammo il cubo separate di tre secondi per non finire di scontrarci, e navigando “in discesa” dieci metri verso il basso ci dirigemmo verso l’uscita; io mi limitavo a fare quello che faceva lei: era meraviglioso; su un qualunque pianeta ci saremmo solo sfracellate al suolo; lì nell’hangar volavamo con la massima disinvoltura. Bettie mi spiegò che dovendo uscire avevamo diritto di precedenza, solo che volutamente Bettie procedeva lentamente, per ritardare il più possibile l’arrivo della donna dopo di noi. Ci mettemmo cinque minuti abbondanti a fare altri trenta metri in zero-g. Io ho dovuto rallentare un paio di volte per non superare Bettie. Ne sarebbe bastato uno e mezzo secondo me. All’egresso Bettie finse di non trovare la card che apriva, facendo aspettare Frau Pohel un altro paio di minuti, poi trovatala e non potendo più fare a meno di azionare la serratura a card, la porta scorrevole si aprì. Uscimmo. La donna, sospesa in aria con uno zainetto turbo ventola più piccolo del nostro, ci aspettava sospesa a due metri dalla porta; teneva una sorta di cartella con electroptik pen sotto l’ascella sinistra; con la destra estesa si reggeva con grazia al corrimano. La donna esordì nella sua lingua, anziché lo spaziale standard :
“Guten Tag. Wie geht’s meine Liebchen Bettie?”
“Sehr gut Herr Majorin…”
“Bettie se usi Majorin, che essere feminin, allora tefi usare Frau, nicht Herr, Bettie ! Herr nur masculin ! Frau !”
“Sau, genau !”
“…”
Bettie finse di aver capito male chiamandola Sau; da parte sua Angela, anche se sua superiore, finse di non aver sentito…poi Bettie disse:
“…troverà il mio rapporto sulla sua polsiera non appena arrivo al mio alloggio. Ci vorranno pochi minuti. Comunque ho trovato due sacche di metano a meno di un metro dalla superficie, da drenare nelle prossime ore. Non asporti campioni col trapano né col martello nelle zone di superficie che le dirò nel rapporto.”
“Ja ! Sicher ! Kein problem ! Aspetterò dein Brief ! Aber…diese schoene Liebchen…wie ist…ehm…bitte, kome si chiama ?”
“Si chiama Koona, è la ragazza che siamo andati a prendere su Titano, Frau Pohel !”
Salutai tendendo la mano che naturalmente venne presa da questa Frau Pohel brevemente.
“Piacere…mi chiamo Koona…io qui…ecco…”
“La mia assistente Frau Pohel ! Le faccio fare pratica per tenerla occupata.”
“Giusto ! Sehr gut Bettie ! Sehr professionelle von dir… allora io vado. A presto.”
Bettie le rispose con un cenno, poi le voltammo le spalle mentre ridigitava il PIN per identificarsi daccapo all’ingresso…
Questa Frau Pohel in effetti era una donna tonda, formosa, e con un bel corpo tonico evidenziato dalla tuta da lavoro come quella di Bettie, ma con gradi spalline diverse. I suoi capelli biondi a caschetto erano stati disordinati dalla gravità zero; ciononostante apparivano lucenti e vaporosi. Biondi sfumati a cenere. Aveva anche due belle poppe, più grandi di quelle di Bettie. Per forza temeva che le portasse via il suo Ian…aveva anche due belli occhi fini, e azzurri, ed il viso molto pulito. Tuttavia non era poi così alta: forse arrivava ad un metro e sessanta. Sorprendentemente Bettie mi disse:
“…e sessantacinque !”
“…”
Rimasi basita. Non avevo idea di come riuscissi a condurre una conversazione con una donna mentre camminavamo prive di peso sulle nostre…mani ! Avevamo deciso di spegnere gli zainetti, perché ormai eravamo pratiche. Oltre a quell’atmosfera irreale ebbi una mossa di stomaco. Qualcuno o qualcosa, mi era entrata dentro. Come faceva a sapere che stavo pesando alla sua statura ?!...la prima volta che vidi da vicino qualcosa di soprannaturale…da piccola mi spaventava il pianeta Saturno che sembrava volerci tagliare in due sulla stazione Titano uno, ma stavolta sì che ci ero rimasta ! Bettie avendo intuito il mio spavento precisò amichevole:
“Sei sorpresa Koona ?!”
“Io…tu però…ma come …!?”
“…beh te lo dico adesso: ogni tanto, per brevissimi istanti riesco a leggere il pensiero ! Talvolta io stessa ho paura di questo mio potere ! Quando parlavo in tedesco a Ian volevo cogliere…e…”
“…e ?”
“…insomma ! Ho colto ! Quando quel donnone gli parla in tedesco, la sua mente pensa al sesso !”
“Ma allora, puoi leggere il pensiero di tutti…”
“No, tranquilla. Solo per pochissimo tempo, e solo se ho instaurato un lungo legame emotivo. Con i pinco pallino non funziona !”
“Chi sono i pinco pallino ?!”
“È un modo di dire per indicare qualcuno, una persona qualunque di cui non è importante sapere il nome…capisci ?!”
“Ah ecco !”
Poi volli cambiare discorso, e le chiesi dello zaino di Frau Pohel:
“Aveva uno zaino più piccolo, come mai ?”
“Perché è già abbastanza pesante lei, quella palla !”
“…”
Forse non avrei dovuto insistere…
“…Koona !...ehm dai, scherzavo. Il suo è un modello più spartano, senza il dispositivo di salvataggio e panico. La batteria gli dura di più. Ha un ottimo addestramento, e ne può fare a meno. Quello nostro è più costoso, ed io il mio l’ho comprato grazie a Ian che mi ha dato lui i soldi…l’altro non funziona bene, quello che indosso io intendo; a te ho dato quello nuovo, che mi ha comprato Ian !”
“Oh va bene, io…”
“Tu cosa ?”
“No, dico. Facciamo a cambio la prossima volta, no ?!”
“Sono io che comando Koona ! Sono io che decido cosa indossi quando mi aiuti, capito ?!”
Nel frattempo eravamo arrivate presso l’anello d’ingresso della zona a gravità rotazionale. Bettie mi prese, e mi disse quali maniglie afferrare, e con un suo tocco esperto per la spinta, mi ritrovai stesa sul pavimento a gravità; dopo mezzo minuto che mi ero già rialzata era arrivata anche lei. Bettie mi propose, mentre tirava a sé i nostri due zaini:
“Ti va di venire nel mio alloggio Koona ?!...cioè è il nostro alloggio ormai…sei stanca ?! Io sì !”
“Sì, certo. Comunque no, non sono stanca.”
Entrammo nella stanza dove la Terry ci aveva presentato. Bettie accese uno schermo di lato al suo computer col quale stava compilando il rapporto per la signora Pohel; senza neanche guardarmi mi diede un cubetto giallo con un cavo a spinotto lievemente diverso da quello che usavo io durante le lezioni con Miss Dera, la mia insegnante virtuale…capii come inserirlo, e per tutta risposta l’output ci diede le immagini del …gabbio ! Ebbi un istante d’illuminazione:
“Ecco perché hai insistito perché Ian si togliesse la maglietta intima…hai nascosto una silent-cam o una spy cam…”
“Sei intelligente Koona. D’ora in avanti spero saremo amiche e…”
“…e ?...”
Bettie si era fatta seria e mi guardava negli occhi nonostante fossi a un metro e mezzo da lei, che sentenziò:
“Complici ! Giura !”
Ci pensai un po’ dato che avevo fatto un giuramento anche a Solveig Lund, e poi dissi:
“D’accordo. Lo giuro !”
“Allora godiamoci questo porno soft ! Ora vedi di cosa è capace quella donna tonda, tonica e bella…”
La cam lasciata a bella posta sotto la consolle del gabbio restituiva le immagini ed il sonoro di ciò che avveniva…stava parlando Angela Pohel :
“Ian ?!”
“Agli ordini Frau Pohel ! Mi dica !”
“Ian ! La tua ragazza, Bettie poco fa mi ha insultata ! Mi ha chiamato porca, ma in fostra lingua significare puttana !”
“Si sarà sbagliata a pronunciare; Sie spricht kein Deutsch !”
“No Ian, lo ha fatto apposta; ma tu non sei come lei Ian !”
“Beh, io…”
Frau Pohel si era appena abbassata metà della lampo della propria fusciacca…Bettie stava sorridendo rassegnata…
“Ian !? Noi ora fare nostra check-list, ok ?!”
“Sono pronto !”
“Tensione korrente generale ?”
“Drei hundert und achtzig, stabile.”
“Lingua interspaziale standard bitte !”
“Trecentottanta stabile !”
“Gut…Tensione catene imbracamento…”
“Zehn…ahm dieci kilonewton max…werke-tension acht ! Cioè tensione di lavoro otto kN. ”
“Pene ! Hora tu profa ta kuatro komandi a stringere impracatura ti grosse kartoffel.”
“Devo dirle maggiore Pohel che i software di regolazione non partono subito; c’è o c’è stato recentemente qualche problema nel caricamento; forse prima è meglio sospendere e ricaricare il software…”
Chiaramente Ian sembrava prendere del tempo, ma frau Pohel era di parere diverso.
“Strinci impracatura Ian !”
“E se si rompe ?”
“Non si romperà Ian ! Ich habe eine lange Erfahrung !”
“…?...”
“Lunga experienza mein Liebe !”
Ian si mise ai comandi con molta cautela; Bettie mi commentava quello che stava avvenendo nell’hangar principale della zona cargo…
“Ora quella troiona prova a stringere l’imbracatura ai lati. Speriamo che Ian sappia quello che fa o la patata si rompe in tre o quattro pezzi…non so se sperarlo, Certo lì nel cubo non le accadrebbe nulla…”
“Ma è pericoloso ?”
“Teoricamente sì, ma fa parte dei controlli periodici…Ian sta tendendo le catene…”
“…”
Non sapevo cosa dire. Bettie era tesa e l’immagine ci veniva restituita tremante; sentivamo i loro dialoghi…
“Tolleranza fibrazione ferticale…”
“Regolata su venti millimetri.”
Mentre Ian le forniva i valori, Angela Pohel aveva preso a toccarsi sotto i pantaloni aderenti; Ian cercava d’ignorarla, ma sia lui che noi da remoto sapevamo che l’aveva vista eccome mentre si toccava il sesso…
“Tolleranza fibrazione orizzontale…”
“Cinquanta millimetri…”
“…e ? Ian…”
“…no. S’era allungata di un centimetro soltanto. Finito ora di regolarla. Direi che dovremmo fermarci. Non è il caso di stringere oltre; il carico è abbastanza stabile…”
“Lezte Frage Ian: Frequenza di regolazione …”
“Una volta la settimana.”
“No. Zu viel ! Troppo. Ho ispezionato le fibre tei cavi, mi assumo io la responsabilità: Per prossimi tre mesi tu potere regolare ogni tre settimane; poi quando Giove ci catturerà per effetto fionda, tofremo di nuovo regolare catene d’imbracatura di grosse kartoffel. Oh quanto caldo hier Ian !”
“State dimenticando la tolleranza del tavolone d’ancoraggio…faccio la misura ?”
La Pohel aveva di nuovo piazzato la propria mano destra dentro il proprio sesso…
“Non è necessaria…ahn ! Già verificato io ieri, Ian.”
“Vuole verificare lo stato del carrello di espulsione del carico ? Vuole che vada a controllarlo, casomai bisognasse espellere in emergenza ?”
“No Ian ! Resta qui. Il carrello funziona.”
“Vuole che le prepari il calendario dei prossimi controlli ?”
La maggiore Pohel inumidì le labbra tirando ben fuori la lingua davanti a lui:
“Ja, se fuoi preparalo !…Hoh !...ahn ! …intanto io toglie fusciacca…qui troppo caldo…io non so kome tu fare a stare !”
“…ma a me…beh, posso regolare la temperatura qui dentro il cubo…ma faceva abbastanza freddino quando è arrivata…”
“Per me caldo subito se io ti fedo Ian ! Tu regola Ian ! Se vuoi regola ! Ma io stare bene in t-shirt…tu non tispiace fero ?!...Komandant non qui atesso, ja ?! Cuarda mia mano che sta facendo per te Ian ! Io konosce te. Tu folerla trovare già pagnata…Non ti tispiace che io mi tocca, fero ?!”
“No. Faccia pure ! Non mi riguardano le sue esigenze intime…gra…gradisce che le pulisca la mini toilet maggiore?!”
“Crati ti maggiore stanno sulla fusciacca. Io senza ora, Ian. I miei feri crati tu li puoi federe meglio, sono ben turi…kuarda mia t-shirt…kuesti sono i miei gradi ! “
Angela si era tolta la fusciacca, restando con una maglietta intima bianca aderente che descriveva i contorni del suo ampio seno, e del suo corpo asciutto e tonico…a tratti sembrava semi trasparente. Ian sembrava piuttosto confuso; Angela fece per avvicinarsi a Ian mostrandogli di fatto il proprio seno, che in zero g stava su una meraviglia; la risoluzione della cam era tale che si vedevano i capezzoli. Li vedevamo noi, figuriamoci Ian ! La maglia intima, non era di volgarissimo velinoprex; era in effetti semi trasparente grazie ad un orientazione particolare delle fibre del tessuto, e della maniera egualmente esotica di rifrangere la luce da parte del materiale tessile. La lampada azzurro verde del cubo faceva il resto…Bettie aveva ragione: Angela doveva essere proprio una gran…puttana ! Sapeva come eccitare Ian lasciandogli intravedere il proprio seno e la propria mano a lavoro lì sotto…la donna prese la mano sinistra di Ian, e se la poggiò sul proprio seno destro; Ian chiuse la presa, e a quel punto aveva sentito il capezzolo sul proprio palmo…la donna lo stava seducendo ad arte parlandogli piano…
“Ian è caldo…lo senti ? Lo so che lo senti…lo stai guardando mein Liebe ! Tu hora prentilo ! Halte mein Brust fest !”
“…?...”
“Stringilo Ian ! Strinci mio seno ! Es ist ein Befehl ! Meine nippeln difentano turi non appena io pensa a te ! Non appena io ti guarda Ian ! Stringi mio seno mein Liebe ! AHN ! Ohhhhhhh ! Ja, so ! Noch Ian ! …ohhhhh ! Come prendi ! Ohhhhhh ! Io già bagna…oh !”
Ian non sembrava poi tanto combattuto, e manco a dirlo, da bravo maschietto aveva iniziato a stringere ambo le zinne alla sua superiore…stringeva, e parlava per sfogare un disagio; un piccolo morso di coscienza.
“…no ! Non è giusto ! Io amo Bettie !”
“Tu hami Bettie ja, ma se tu solo con me, io vede tuo kazzo già tritto unter dein Hose Ian ! Io già bagnata mein Mann ! ”
“Ohhhh, io, non so più…che fai Angela ?!”
“Tu di nuofo tare tel tu…gut ! Schau mal Ian !”
Angela si slacciò i pantaloni aderenti, e mostrò al suo sottoposto il proprio bacino, senza biancheria intima: una fica ben depilata intorno allo spacco, rosea, carnosa, e del pelo biondo corto verso il monte di venere. Le sue cosce erano sode, e apparentemente senza cellulite. Ian continuava a stringerle il seno, e Angela gli slacciò i pantaloni, e tirò fuori il cazzo del giovane che ormai era dritto. La donna tutta contenta glielo afferrò con la destra, e poi gli disse:
“Timmi tu kuanto feloce Ian ! Io amo prenterlo in mano ! Tuo kazzo, mio hora !”
“Uhmmm, ahnnn, sì Angela !”
“Tette ture, Ian ! Tu hora tocca mia fica ! Sofort…!”
Ian un po’ le toccava la vulva spremendo a piacimento ed un po’ le stringeva il seno, prima il destro, poi il sinistro con la sinistra; la destra stava scaldando la vulva al maggiore Pohel.
“Ahnnn ! Ahnnn ! Senti mia fica ?! Sentila ! Già pagnata…”
Mentre l’uomo ormai conquistato dal calore e dalle buone rotondità di quella femmina gran porca cercava di baciarle la bocca, Angela che fosse una Frau o o forse Sau, Pohel prese a fargli una sega apprezzando la durezza del cazzo dell’uomo; poi, alzatasi di un po’, mise la sua fica davanti alla bocca dell’uomo, che da buon maschietto iniziò a leccargliela, attratto dalla carnosità di quella rosea fica con uno spacco gradevole alla vista.
“Hora tu lecca mia fica, mein Liebe ! ”
Ian devoto a quel sesso iniziò a leccargliela a tutta lingua. Non trascurò nemmeno un centimetro visibile di quella gradevole carne.
Ohhhhh, wie leckenst du so gut, Ian ! Machen wir sessantofe ! ….ahnnn ! Kome tu lekka ! Io prente in bocca tuo bello cazzo, ahnnnn, ahnnnn, lecken noch, lecken noch Ian, prava tua lingua !...Ohhhhhh, ahhhhnnnnnn, ahnnnnnnn…noch, Helmut, noch ! “
“Sluuuurrrrpppp, sllllaarrrffff, buona ! Sì che gran fica ! Chi è Helmut ?! Sluuuurpl…slurrp…”
“Ahnnnn, ahnnnnn ! Helmut hera mio figlio…prima che io partire per spazio…hhaah, ahhnnnn! Io hafere lasciato lui lekkare mia fica…kuanto, ahnnnn, kuanto io tornare, lui sarà già uomo verheiratet mit seine Frau…und io…ahhhhnnnn, Ian hora pasta lekkare così…”
“Tu, porcona…dimmi…verheratet…vuol dire…slluuuurrp…in galera ?!”
“Hoh ! Simile ! …No, fuol tire sposato…und hoffe ich eine Grossmutter zu erlangen…nonna in tua lingua !”
“Ma tuo figlio te l’ha leccata…uhlmmmm, slluuuurp…ce l’hai buona…slurrrp ! Quanti anni aveva ?...uhhmmm….!”
“Dreizehn !...tredici…und io fatto a lui anche pompino…leckenst noch…ahnnn !”
“Ma Angela, avete pure scopato…non staccare la voglio leccare ancora…”
“Finalmente tu chiamato me per nome, mein Liebe.”
Angela stava maternamente carezzando la testa del suo leccatore di fica che però insisteva con le domande…
“…ahnnn, ahhnnn ! Ma avete anche scopato ? Te e tuo figlio Helmut…?”
“No Ian ! Die Penetration …ahn ! …non afere concesso…inzest verboten nicht mehr, aber nur ein Oralverkehr zusammen …ahnnnn !...ein klein suende...uno piccolo peccato...zu spielen…ein mal und nicht mehr !”
“…che…?!”
“Non l’ho fatto entrare in me…inzesto non è più prohibito, solo pompino reciproco, per giocare…giocare…komprendi ? Una volta sola e poi basta ! ...ein geheim Scherz zwischen uns !...Una sorta ti scherzo segreto ti me e Helmut... e tu anche sa atesso ! Ma tu tieni kuesto segreto, ja ?! Ancora leccare mein Liebe ?! Du magst meine Feighe essen !"
"Ancora una cosa...sluuuuurp slaaap...come ha fatto a potertela leccare ?!"
"Ahnnn, hohhhh, lui ha aspettato me fuori da Bach, nach die Dusche. Hera già nascosto in mia kamera ti letto, forse rientro porta; io non sapevo... Ahnnnn, kome io entrata, ahhnnn, lui spinto me su lettoooohhhh, ...fermati ein bisschen mein Liebe ! Ohhhh, ticevo: kome io ciaceva su mein Bett, io non hafefa afuto tempo ti capire: mie gambe aperte ta lui sofort kon tocco ti sua mano tra mie cosce, ha...und mio Helmut già con sua Kopf e soprattutto sua lingua sopra mia fica...ahnnn ! Basta così Ian !"
"Ma hai goduto con tuo figlio ?"
"Si, molto ! Poi io ricambiato lui con mio pompino; lui potuto fenire me in bocca, e poi nulla più ! Hora folere io prentere kazzo di te, mein Liebe, in mia bocca !..."
Io e Bettie ridevamo perché il segreto di Angela Pohel, maggiore della flotta commerciale spaziale, ora lo conoscevamo anche noi…Bettie però rise amaro osservando Ian che…
...si stava lavando tutta la faccia con la fica bagnata della non del tutto giunonica Frau Pohel, che sentenziò fermandolo:
“Io zuppa hora Ian ! Foltati ! Fieni sotto che io prente tuo kazzo in bocca…tai Ian !
I due amanti si afferrarono reciprocamente, ed impostarono il sessantanove. Frau Pohel aveva ormai ingoiato quasi tutto il cazzo di Ian, un missile di carne da una ventina di centimetri, largo forse tre-quattro…quel leccamento reciproco andò avanti una decina di minuti; Angela ogni tanto smetteva di tenerlo in bocca un po’ per respirare, ed un po’ per godere delle decise leccate della vulva che le faceva Ian, che per la fica della Pohel aveva dimostrato una certa attrazione; chissà quella donna forse l’aveva trattata col giusto sapone profumato; sapevo che esistevano perché venivano pubblicizzati su Cosmoz, ed anche Miss Dera mi aveva fatto lezioni riservate su come lavare, e con quanta frequenza la vulva. Ian era stato imbestialito da quella vulva. Non sembrava volerla mollare; credo che se la sarebbe mangiata se avesse potuto…la Pohel invece pur amando andare avanti, ed indietro col cazzo di Ian ben piantato in bocca, si vedeva che di lingua non ci sapeva fare; secondo me ero più brava (e porca) io; il sessantanove ebbe fine, ed una volta che i due amanti si furono raddrizzati reciprocamente, Sau Angela chiese la penetrazione indicando la vulva ormai aperta da quei preliminari, ma Ian equivocando – pensavo - si era abbassato di nuovo a leccargliela…
“Tu fai ti me deine Sau ! Sono tua porka ! Ian lecchi sehr gut…leckenst hier…uhmm, ohhh, ja, hier…Ian qui in alto…che lingua Ian, mein einig liebe ! OHHHHHHH ! Jaaaaaa ! Lecca ancora Ian, ancora…ja noch…!...basta Jaaaahhhhh , nein….ohhhhhhhh ! Basta ! Ich Schwappe Ian…bastaaaahhhh !
…ed Angela un paio di volte accompagnò il suo bacino sulle labbra di lui tenendogli amorevolmente la testa con la mano sopra la nuca, carezzandogliela, per fare in modo di baciarlo per intero con la propria vulva. Ian, compresa la legittima richiesta della donna ormai bagnata ed eccitata fra le cosce, staccò la lingua, non senza aver prima portato dentro la propria bocca i caldi liquami di quella fica da lui stesso abbondantemente insalivata. Angela allargò la fica rapidamente non appena Ian, impazzito per quegli odori e sapori da femmina in calore, staccò la testa dopo aver gustato l’ultima bavetta biancastra argentata…Ian, presa Angela per i fianchi, le ficcò dapprima la cappella sullo spacco, poi diede un colpo di reni, ed entrò nella fica di lei che, chiudendo gli occhi per il piacere provato, sembrò perdere l’orientamento per il colpo d’entrata…la donna però sapeva commentare per mantenere l’arrapamento al suo maschio...aveva ragione Bettie ! Era proprio una gran puttana !
“HOH ! Questo sì ! Ancora dentro Ian ! Più dentro ! Ohhhhhh ! Ahnnn ! Ohhhh ! Senti che calda mia fica, mein Liebe !”
“Sì ! Sì, troia ! Ahhhh ! Pure bella strettahhhhh ! Ohhhh prendilo ! Prendilo tuttooooohhh, oh che fica !...”
“Bella mia fica stretta, vero Ian ?! Tu scopa me mein Liebe ! HUHHHH ! Tu scopa me ! AHNNNN ! Io mi bagna tanto Ian ! Ahnnn ! Ahnnn ! Tu fare me schwappen so viel…ohhhh kuanto turo tuo cazzo ! Oh Ian ! Ich liebe Dich…küss mich Ian…”
La donna lo baciò sventolando prima la lingua; Ian accettò il bacio, e i due amanti fecero delle loro lingue un frullo continuo…poi Ian interrotto il bacio chiese affannando per il piacere del coito…
“Ahnnnn ! Ahnnnn ! Che vuol dire schwappen ?! …ahnnn ! Ohhh ! Bella calda sei Angelaaahhhhh !”
“UHNNN ! Ohhh I Sììììì…schwappen bedeutet…sbrodolare…io kon tua mazza sbrodolo sofort, ja…subitohhhh ! Sono tua puttanaaaaaaahhhh, ahnnn, ahnnn , ahnnnn mein Liebe, ahnnnn !”
Angela si era stesa di schiena su una consolle, e allargate le proprie cosce offrì un più comodo modo di entrare ed uscire al cazzone di Ian, che era un graditissimo ospite della fica di quella donna, la quale continuava ad eccitarlo a dovere:
“Ian vai kosì che fengooooohhhh …sì Ian ! Sì ! Tu sborra mia ficahhhhh, ahnnn ! Hummm ! Ahnnnn ! …sììììì kosì, kosìiiiiiiiiii ! Uhhhhh ! Dai, dai !”
Ian aveva preso a martellare sempre più veloce, fino al momento in cui si fermò per un lungo attimo, poi iniziò a sparare i suoi fiotti nella fica calda e accogliente di quella donna, provando il maschio piacere dello sparo in quello zuppo pentolone di carne elastica, che aveva ingoiato del tutto il cazzo di Ian…la donna baciava teneramente Ian tra uno sparo e l’altro…
“Quanto buona tua sborra Ian ! Sono sehr zufried…ahnnn ! Felice ogni tuo sparo, krazie Ian io…io…ahnnn…felice ! Tu riempi me di sborra ! Ora…mein Liebe, tu riposa ! Poi tu fotte me a Kulo Ian !”
Il maggiore Pohel ormai non era più una superiore di Ian, era la sua donna; anche piuttosto innamorata, e vogliosa di sesso duro come fosse la più rotta delle puttane…ancora congiunti mentre i loro sessi si raffreddavano scambiavano qualche parola a voce più bassa; la donna disse al suo amante ormai completamente sedotto:
“Ian ! Mein Liebe…tut mir leid per tue cicatrici…io ti aveva ferito troppo in tua schiena…voglio che tu fare me punizione molto dura…aspetta mein Liebe, devo darti una kosa; scusa mi stacco ein augenblick…!”
Prese un oggetto che aveva nella tasca dei pantaloni d’ordinanza, e mise un oggetto a forma vaga di pistola in mano all’uomo…la donna dopo averlo baciato ancora una volta gli disse:
“Prendi questo teaser !”
“Che ?”
Angela diede l’arma in mano all’uomo, che da parte sua non sapeva cosa dovesse farne. Angela gli spiegò:
“Frustami elettricamente nella schiena Ian !...poi se perdo conoscenza mi risvegli a schiaffoni, e mi sodomizzi senza pietà ! Foglio soffrire per te mein Liebe !”
“Ma...perché ?”
“Mi sento in colpa per quelle due cicatrici che hai nella schiena mein Liebe. Certe volte sono una sadica e… fiolenta e non me ne rento conto !…voglio bezhalen …pagare ti persona mein Liebe ! Spacca mio kulo ! Sbattimi dietro ! Mit keine Feinheit.”
“Feinheit ?”
“Io folefa tire mein Liebe nessuna telicatezza ! Umiliami !”
Usare un teaser non era poi così facile in ambiente privo di gravità. La scossa avrebbe potuto determinare la tensione improvvisa di un muscolo di una gamba, o di entrambe, e quindi una specie di sparo di tutto il corpo contro la parete, con ovvi traumi aggiuntivi…da urto. Ian prese degli elastici piuttosto forti, e li usò per legare i polsi di Angela, dopo averle appoggiato il ventre ad una specie di colonna con qualche schermetto piatto, e degli interruttori. Legò alla meglio in maniera analoga anche le sue caviglie, e la donna venne a fluttuare parallela alla colonna, legata polsi e caviglie. Angela poggiò la testa alla meglio contro la parete e, mentre il suo corpo tondo con due belle natiche fluttuava parallelo alla colonna, attese il singolare supplizio che lei stessa aveva chiesto: un paio di scosse: una per soffrire, ed una per svenire, e quindi venire abusata sessualmente. Frau Pohel amava il sado maso, il bondage…Frau Pohel legata alla fine disse:
“Io…pronta Ian ! Fai giustizia ! E non timenticare ti farmi bene il kulo, anche se sfenuta…regola la carica, e spara ! Und nun warte ich.. …a…sp-pet-to!”
Io e Bettie stavamo guardando quel sexual thriller in diretta, Bettie farfugliava…
“Ma tu guarda questa qua ! Masochista all’estremo; potrebbe anche morire con due scosse! Non potrei mai competere con una così…Ian ! Bastardo stronzo !”
“No, Bettie ! È lei che è spisticata…”
“Eh?”
“Spisticata…si dice così, no ?!”
“Sofisticata volevi dire…ma…ma tu guarda ! Lo sta proprio facendo…l’ha regolato su medio !…la stende stavolta !”
Vidi Ian arretrare di un metro e mezzo esitando…sentivamo tutto col microfono della spycam…Frau Pohel gli ordinò affannosamente:
“Avanti, tai ! Ahnnn ! Ho le tette ancora gonfie ! Ohhhh ! ”
Bettie interloquì con me:
“E speriamo che stavolta ti uccida lurida puttana porca !”
Ian sparò il primo colpo che in un battito di ciglia raggiunse la schiena curva di Angela drizzandogliela e irrigidendola per un secondo. Ebbi una certa paura di ciò che stavo vedendo. Bettie non fiatava e, scoprìi, neanche rideva…all’improvviso vidi il volto di Angela contratto in una smorfia che lo aveva deformato per un istante di…angoscia…la mia ! Che seguivo empaticamente lo stato emotivo di quella donna.
“Ahaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhh !”
Per una frazione d’istante era stata investita da una scossa di venticinquemila volt e mezzo ampere. Angela piangeva…Ian si preparava a darle il secondo colpo…
…
Ian preferì fare presto per non prolungarle le sofferenze, e farla svenire ! Sparò anche il secondo e…
“AHN !”
La donna perse i sensi mentre la sua testa fluttuava all’indietro ad occhi chiusi e bocca semiaperta, e Ian, come da istruzioni ricevute, preso in mano il suo cazzo in mano si avvicinò al corpo privo di sensi della donna, la cui testa si era spostata; ora pendeva di lato verso il basso. La mancanza di gravità nella gabbia favoriva Ian che, osservando le curve burrose e tonde della Pohel, ottenne rapidamente un’altra erezione: prese la sua cappella, e dopo averla avvicinata all’ano roseo di lei la trafisse all’istante. Entrò subito; senza alcuna delicatezza, come gli aveva chiesto lei; evidentemente doveva esserselo preparato prima; aveva ceduto piuttosto facilmente. Oppure era abituata a prenderlo anche dietro. Vidi il suo generoso (in dimensioni) cazzo entrare per metà nel culo della donna ancora esanime. Ad un certo momento Ian ficcò il suo cazzo più dentro di lei, il meglio che poteva, poi prese a leccarle il collo, e la nuca durante gli affondi. La donna però non rinveniva, e Ian mentre la sodomizzava sperava che si svegliasse ad ogni prossimo affondo, avendo nel frattempo iniziato a stringerle le zinne. La stretta ai seni, ripetuta decine di volte, fece riprendere conoscenza alla donna che continuava, nonostante la smorfia del volto, e le lacrime, a respirare veementemente per sostenergli l’eccitazione maschile. Il volto di Frau Pohel era un misto di godimento e sofferenza, tuttavia, benché in evidente stato di choc, quando si girò per cercare di baciare Ian in bocca, all’improvviso Ian le venne dentro il culo…certo non era durato molto; subito pensai all’abilità di Mario a tenersi l’erezione più a lungo…Bettie leggendo il mio pensiero completò il mio ragionamento mentale:
“La tiene anche lui l’erezione, congiunto al mio corpo ! Con questa troia, se le è venuto dentro così subito, allora vuol dire proprio che la desiderava da tempo ! …Stronzo !”
Ian prese a slegare Angela che adesso era libera di fluttuare nuda e tremolante per i postumi delle due scosse. La accompagnò sul fondo del pavimento prendendola come una principessa da deporre sul letto, poi dopo averla deposta si piazzò sopra di lei. Il suo cazzo aveva buttato, e adesso doveva recuperare. Quando fu di nuovo sopra il suo burroso corpo si baciarono, e si abbracciarono…ero diventata infelice a guardarli, e a non essere io al posto di Frau Pohel…e manco a dirlo al nostro giovane Ian tornò l’erezione, e Angela lo accolse nuovamente dentro di sé…stavolta Ian era di nuovo un amante garbato: le entrava ed usciva con garbo, cercando le labbra di lei per baciarsi tra un colpo e l’altro. Erano abbracciati stretti e, cercandosi di baci l’uno con l’altra, ad osservarli mi ero bagnata anch’io: come avrei voluto essere al posto di Frau Pohel ! Ero confusa; non sapevo cosa fare. Bettie mi stava osservando dicendomi:
“Ti sei bagnata, vero Koona ?”
“Sì. Mi dispiace, io non credevo che…”
“Mi sono bagnata anch’io ! Forse devo rassegnarmi…”
“A cosa ?”
“O a proporre a Ian una cosa a tre con quella troia, o a lasciarlo e basta !”
“Lascialo ! Meglio no ?!”
“No !...se vuoi cambiarti, aspetta ! ”
Bettie andò a prendermi un paio di mutandine nuove, e purtroppo mi vide che mi stavo toccando guardando quei due…all’improvviso mi spinse sul letto, e rapidamente mi tolse i pantaloncini elastici e le mutande. La mia vulva bagnata era in vista debolmente coperta dalla mia fusciacca spiegazzata. Bettie mi guardò piangendo, poi si gettò sul mio pube. Forse passarono dieci secondi o un minuto; non avrei saputo dirlo, tanta era la sorpresa ! Non so come avesse fatto, ma la sua lingua mi stava esplorando già da diversi secondi lo spacco, e poi mentre cercavo di focalizzare quanto stava accadendo, mi si indurirono i capezzoli e la fusciacca mi stava accaldando; all’improvviso provai un rantolo: mi aveva introdotto la lingua nella mia fica ormai già abbondantemente insalivata:
“Huh !”
“Slurrrrppp, uhmmmffff, sluuurpppp, slaaaapch, uhmmmfff !”
Ne faceva di rumore la mia compagna di stanza mentre sembrava che volesse mangiarmi tutta la vulva…godevo e non me ne vergognavo più…ecco come si sopravviveva nei viaggi interplanetari che non finivano mai ! Si scopava e pure tanto ! E pensai maligna bagnandomi ancora di più, chissà quante erano le confidenze del sesso fatto dall’equipaggio, al dottor Vallefuentes, tenuto al segreto; in un istante avevo capito cosa intendeva quando mi disse che le navi erano peggio delle carceri…
“Ahnnnn, ohhhhh, uhmmm, ahnnnn! Ohhhh! Uhmmmm ! Ah !”
“Uhmmfffgg, slurrrrppp !”
“Ohnnn, ahn ! Bet-tie !...Uhhhhhhh ! Voglio un cazzo dentro Bettie…! Basta con la lingua ! Ouhmmm come sei…sei …bravaaaahhhhh ! Mi sembra di colare tutta Bettie, Uh !...Ahnnn, ma voglioooohhhh qual…qualc…osa ! Dentrooooohhhh ! Qualcosa ce l’hai ? Basta con la lingua ! Bastaaahhhh !”
“Mi dispiace ! Non ce l’ho un dildo ! Ma ora proverai qualcosa di meglio del dildo ! Abbi fiducia amica mia !”
Bettie aveva preso ad alzare la lingua, e a leccarmi in prossimità del clitoride, godevo, godevo. Ero tutta un inzuppo ! M’introdusse l’indice ed il medio nella fica, mentre col pollice sfiorava debolmente la mia clitoride scappucciata; per un paio di minuti riuscì a titillarmi col mignolo l’inguine, poi mentre godevo tolse le due dita, e ed unì tutte e cinque le dita cercando di far entrare tutta la mano. Incredibilmente ci riuscì: non mi sembrava vero ma tutta la sua mano destra era entrata dentro la mia fica. La muoveva con abilità. Tutto, volevo tutto ! Com’ero felice di avere dentro la sua mano; avrei odiato chiunque le avesse fatto togliere la mano in quel momento, non desideravo altro che la muovesse, ben felice di averla dentro…
“AHHHNNN ! Ahnnnn ! Ahnnnn ! HUH !...ahnnnnn ! ….ahnnnnnn !”
“Ti piace ! Vero che ti piace ?!...come stai godendo, me l’hai bagnata tutta…!”
Per il caldo mi ero tolta la fusciacca, e d’istinto mi ero presa in mano una zinna, la sinistra, e avevo cercato di succhiarmi il capezzolo dopo averla diretta verso la mia bocca. Bettie mi disse:
“Lascia fare a me !”
Tenendo ben ferma la sua mano dentro la mia fica, avanzò cautamente col volto verso i miei capezzoli, e cominciò a succhiarmeli dopo avermi baciato i seni per un buon minuto: baci sfiorati, baci pieni, baci alla base del capezzolo: non avrei mai creduto che avrei desiderato e gradito l’espirazione calda del suo naso sulla carne del mio capezzolo. Era il preludio. Le dissi mentre muoveva pochissimo le dita nel mio collo dell’utero…
“Succhiamelo Bettie ! Sto per esplodereeeehhhhh !”
“Lo so, piccola mia !”
Mi baciò il collo, mentre desideravo un piccolo morsetto, un succhio ! Cosa avrei dato per un succhio ! Col quel capezzolo sull’attenti e la zinna sinistra dura come una montagna !”
“Ohhhhh, ahnnnn ! Ahnnn ! Succhiami il capezzoloooooohhhh, mordilo ! Ti pregooooohhhhh !”
Mosse la mano due volte avanti ed una indietro, poi finalmente il succhio. Me lo prese fra le sue labbra e succhiò con tutta la sua forza. In quel momento me lo sarei fatto anche staccare…
“Ti è piaciuto ?”
Il mio seno restava duro ambo le zinne; dopo avermi succhiato il seno sinistro mi leccò quello destro, me lo succhiò e muovendo la mano la fece uscire la fica. Mentre le sue labbra succhiavano aspirando con forza la mia fica esplose e sparai del liquido trasparente sulla sua mano. Utilizzò la sua mano bagnata per massaggiarmi il sesso totalmente, e mi stimolò un altro paio di schizzi; poi quando la mia vulva aveva smesso di schizzare dal mio meato, la sua bocca mi leccò con completezza tutta la fica: me la stava ripulendo; poi dopo un paio di minuti di baci alla mia passera sfinita che io accompagnavo carezzandole la nuca ed i capelli smise e guardandomi disse:
“Sì. Non so perché ho ceduto.”
“Perché eri eccitata. Ti ho eccitata io. Sai, quei due hanno fatto bagnare anche me; se vuoi provare te la do…dimmi tu !”
“Bettie, io…non...”
“Vuoi che me la lavo prima ?”
“Bettie, io…non so se…insomma quando due donne si amano come si chiamano ?”
“Lesbiche ! Io ad ogni modo sono bisex: mi trovo a mio agio con ambo i sessi…”
“Com’è successo ?”
“Eravamo eccitate entrambe, tutto qui !”
“No, come è che sei diventata bisex ?”
“Sulla Terra ho scontato da innocente due anni di prigione, e la mia compagna di cella, una distinta cinquantenne di nome Diana, mi aveva sedotta ed amata come ho fatto io…”
“E che cosa avevi fatto ?!”
“Avevo steso un giovane poliziotto con un pugno durante un controllo di polizia; ci aveva provato con me, e a me lui non piaceva ! Lui mi denunciò, io subii un processo ed in primo grado venni condannata a tre anni, poi venne fuori, mentre scontavo la pena, che aveva molestato tempo dopo pure delle minorenni nella palestra della loro scuola durante un controllo anti droga, e lo scoprirono, anzi li scoprirono ! Lui ed i suoi colleghi conniventi. Il mio avvocato fece riaprire il caso e ottenne la mia scarcerazione. Lì in carcere la mia compagna di cella, Diana mi ha insegnato il fist fucking o sesso con la mano dentro. Ce lo praticavamo reciprocamente una volta ogni due settimane, con calma…una volta fuori lo stato mi propose un risarcimento di soli quindicimila crediti, visto che lo avevo quasi mandato all’altro mondo con la mia castagna…
Interruppi Bettie e le chiesi dopo aver steso il pugno:
“Questa è un castagna ?!”
“Sì e no, è un modo di dire. La castagna è un frutto secco, poi se ne abbiamo a bordo te lo farò assaggiare…”
Poi riprese il suo racconto:
“Il mio legale non volle essere pagato, ma poi scoprii che i miei genitori avevano venduto la casa e ed erano tornati a vivere in provincia, in una puzzolente fattoria incolta che avevano abbandonato quando erano venuti a vivere in città. Io nel frattempo avevo perso tutte le amiche e in fattoria non mi andava di restare. Passai tre mesi ad ottenere i documenti, poi mi arruolai nelle forze spaziali. I quindicimila li lasciai ai miei vecchi, non so cosa ne hanno fatto. Quando compilai il questionario mi chiesero la tendenza sessuale, ed io scrissi decisa “bisex”…non hanno avuto obiezioni e mi hanno arruolata…e così eccomi qui !”
“E Diana l’hai più sentita ?”
“Le videotelefonai prima di arruolarmi, intendo prima di entrare in ritiro in caserma…era ancora bella e curata, come la conobbi; e lei mi salutò con distacco, come se mi conoscesse appena; mi aveva sorpreso. Mi salutò educatamente, poi scomparve dalla cam e non la vidi più. Videotelefonai un altro paio di volte, e si negò tutte e due le volte; poi un anno dopo la direttrice del carcere mi scrisse per dirmi che Diana dovendo scontare l’ergastolo si era fatta contrabbandare una pillola da suicidio, di quelle che usano per l’eutanasia, e che l’avevano trovata morta nella branda.”
“Si era suicidata ?!”
“Sì, e piansi; poi insospettita che fosse un trucco chiesi al mio avvocato di andare a trovarla senza dire che lo avevo mandato io; gliela descrissi, purtroppo non avevo una foto, e lui dopo la visita mi disse che l’aveva trovata in buona salute…per cui piansi di nuovo, ma ero contenta che fosse ancora viva. Mi aveva mentito per amore, per liberarmi…”
- continua -
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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